Titolo: Lost Tapes Vol. 11 Complesso di Ottoni “Orlando di Lasso”
Formazione: Complesso di Ottoni “Orlando di Lasso”
Anno: 1980 © 2022
Grafica: 3Heads Agency
Testi: Livio Minafra
Registratore: Luciano Palmitessa
Ritrovamenti, digitalizzazioni, selezione brani ed editing: Livio Minafra
Ingegnere del suono di mastering e restauro: Giuliano Scarola
Casa discografica: Angapp Music – It
Prodotto da: Livio Minafra
Finanziato da: Pino Minafra, Angelo Palmisano con Rossi Restauri, Mimmo Gabrieli and Franco Scarola
«Di musica antica si sentiva parlare ben poco e decisamente non era ancora di moda. Insomma, un mistero.» Così il musicista Bruno Tommaso sintetizza la situazione su Roma di fine anni ’60 intorno alla Musica Antica. Per esempio in quegli anni sorgeva il Gruppo Musica Insieme che, guidato da Antenore Tecardi, oltre a ricercare nelle vetuste biblioteche vecchie partiture di circa 3/400 anni prima, recuperava strumenti dell’epoca per ritrovare anche il timbro di quella speciale letteratura. Ma come si suonava quella musica? Manuali e trattati dell’epoca indicavano in parte come approcciare quella musica e come arricchirla di abbellimenti, ma niente più. Da una parte stava nascendo in tutta Italia il gusto di rivivere quel periodo storico musicale, dall’altra nei Conservatori si cominciava a parlare di didattica e prassi della Musica Antica, ovvero quel periodo che corre tra Medioevo, Rinascimento e Barocco.
A Sud, mentre a Matera l’organista Luigi Celeghin metteva su il Quartetto d’ottoni “Gabrieli”, il 25 giugno 1974 con un concerto al Teatro Abeliano di Bari nasceva il quintetto “Orlando di Lasso” che, come sottolinea la recensione del 30 giugno nella Gazzetta del Mezzogiorno “punta esplicitamente al recupero e al “rilancio” della sonorità degli ottoni.” Il giornalista, non meglio identificato, aggiunge “Di qui il loro interesse prevalente per la musica barocca e rinascimentale, ma anche la fiducia nelle possibilità espressive del sound della formazione nella musica contemporanea”. Così Michele Lomuto, Pino Minafra, Giuseppe Caldarola (cui mesi dopo subentrerà Giovanni Ventrella), Muzio Petrella e Franco Scarola diedero corpo all’ensemble; fu lo stesso Lomuto ad individuare nel compositore fiammingo “Orlando di Lasso” il nome del gruppo. Qualche mese dopo il giornalista Nicolà Sbisà non esitò a definire la formazione tra le poche in Europa dedicate agli d’ottoni.
Da questo punto di vista il Conservatorio di Musica Niccolò Piccinni di Bari era stato la culla in cui gli Orlando di Lasso avevano preso piede. Tutti freschi diplomati dell’allora unita cattedra di Tromba e Trombone del M° Michele Valerio, ben pensarono di costituire un gruppo di ottoni che investigasse i repertori di Giovanni e Andrea Gabrieli, Adriano Banchieri, Johann Christoph Pezel, Tielman Susato, Girolamo Frescobaldi e altri compositori che, aldilà dell’esame di Storia della Musica, inizialmente saranno risultati totalmente nuovi alle orecchie e alla vista! E allora non bisogna stupirsi se lo stesso Maestro Nino Rota, allora direttore del Conservatorio, ascoltandoli provare, pensò di scrivere una composizione appositamente per loro e Adamo Volpi (allora docente di Organo al Piccinni): la Sonata per Ottoni e Organo, poi data alle stampe nel 1976 per le Edizioni Zanibon, la cui prima esecuzione avvenne a Matera nel marzo 1974 poiché Rota diede copia della composizione a Celeghin e il Quartetto Gabrieli. L’Orlando di Lasso la eseguì invece per la prima volta il 3 aprile 1975 a Loreto, per la Rassegna Internazionale Cappelle Musicali proprio con Adamo Volpi all’organo.
Va detto che nel tempo la formazione, anche per ottenere l’effetto del doppiocoro, si era assestata sull’ottetto con nuovi decisivi innesti come Domenico Gabriele alla tromba (ottobre 1974), Angelo Palmisano e Franco Mastro ai tromboni, ma negli anni sono passati tanti valenti musicisti come i trombettisti Luciano Palmitessa, Carlo Gilberti, Martino Chiarulli o i trombonisti Giuseppe Candido e Giuseppe Scolamacchia od il cornista Pasquale Di Pinto. Inoltre la formazione si aprì da subito al suon dell’organo, collaborando dapprima con l’organista Mauro Pappagallo e a seguire con Antonio Parisi. Seguirono anni floridi di concerti e per circa un decennio l’ensemble fu un punto di riferimento a Bari e in Italia; poi ciascuno prese la sua strada e la carica creativa del gruppo si esaurì. Michele Lomuto passò definitivamente alla musica contemporanea alla corte di Luciano Berio, Pino Minafra si consacrò al jazz sperimentale, Franco Mastro nella neonata Orchestra Sinfonica di Bari, etc… e ognuno prese la sua strada.
Oggi grazie al ritrovamento di questa unica cassetta del 1980, di cui si ringrazia Luciano Palmitessa (tra gli esecutori del concerto a noi pervenuto), possiamo rituffarci in quello che fu l’ensemble e toccare con mano, per un momento, l’entusiasmo di quei ragazzi maturi e lucidi che insieme, stavano scrivendo una pagina della musica strumentale italiana.
Livio Minafra, 20 settembre 2022