Titolo: Lost Tapes Vol. 12 Antonio Petrone
Formazione: Bande di Mottola, Squinzano, Conversano, Gioia del Colle, Acquaviva delle Fonti, Sava, Martina Franca e Bitritto con Jorge Egea, Pietro Marmino, Raffaele Miglietta, Mario Cananà, Anna Ciaccia, Susanna Pescetti e Michele Bozzi
Anno: 1973-2000 © 2023
Grafica: 3Heads Agency
Testi: Pierfrancesco Galati
Registratori: Domenico Fiore, Aldino Miceli, Paolo Tricase, Tonino Santese e Michele Pichierri
Ritrovamenti, digitalizzazioni, selezione brani ed editing: Livio Minafra
Ingegnere del suono di mastering e restauro: Gianluca Caterina
Casa discografica: Angapp Music – It
Prodotto da: Livio Minafra
«Trumpettiè, nun t preoccupà, a cavallo jastumato ci luccica u pilu!»
Trombettiere, non ti preoccupare, al cavallo bestemmiato luccica il pelo! Questa fu la risposta che il 25 giugno 1958 Padre Pio in persona diede ad Antonio Petrone! La Banda di Lecce diretta dal M° Alfredo D’Ascoli suonava infatti quel giorno a San Giovanni Rotondo (Fg) e Petrone, che era solista di punta dell’ensemble e che era anche originario della stessa cittadina di Padre Pio – Pietrelcina, si avvicinò a Padre Pio facendosi riconoscere e chiedendogli perché intorno alla propria figura di solista vi fosse tanta invidia. Domanda alla quale laconicamente Padre Pio rispose in vernacolo pietrelcinese. Episodio straordinario quanto l’incontro con Maria Callas che ascoltò Petrone a Capri nel 1964 durante un’esibizione con la Banda di Squinzano diretta da Gioacchino Ligonzo in cui eseguivano Trovatore. La Callas ascoltò tutto il concerto e dopo essersi complimentata lo volle a cena a lume di candela. Storie incredibili ma vere, di un tempo che fu. Ma riavvolgiamo il nastro.
Antonio Petrone nacque a Pietrelcina (Bn) il 1° aprile del 1934. Manifestò da subito amore per la musica; i genitori gli permisero di frequentare le lezioni musicali impartite dallo zio paterno Vincenzo Petrone, unendosi così alla locale banda cittadina “Gran Concerto Musicale di Pietrelcina” e debuttando il 14 aprile 1946 con un flicornino a cilindri. La banda all’epoca rappresentava il riscatto del popolo medio e basso, spesso analfabeta, assetato di musica operistica nelle piazze.
Dopo qualche tempo e dopo una parentesi nella Banda di Sora (Fr), nel 1951 fu chiamato a ricoprire il ruolo di flicornino concertista della Banda di Castellana Grotte sotto la direzione di Umberto Minervini. Essere solista significava, rispetto agli altri bandisti, divenire un privilegiato: quindi non dormire sulle scomode e arrugginite brandine in alloggi messi a disposizione dal comitato feste patronali, molto spesso ricavati in edifici scolastici o convitti locali; non fare le processioni e non occuparsi di questua, cucina ed ogni esigenza logistica. Inoltre i solisti venivano pagati profumatamente e il comitato metteva a loro diposizione albergo e ristorante. La loro soddisfazione più grande era il successo artistico con il suono dei loro strumenti che dovevano saper suscitare emozioni, far spuntare le lacrime dagli occhi di quei contadini e figli del popolo dal volto stanco, segnati dalle rughe, per i tanti giorni di lavoro passati nelle campagne sotto il cocente sole estivo e dalle modeste abitazioni, ma dalla grande sensibilità. Future tappe di Petrone furono 1953 e 1954 rispettivamente con Casalanguida (Ch), maestro Angelo Basilico D’Annunzio, e Roccanova (Pz) sotto la guida di Guido Emanuele per poi passare nel 1955 nella grande Banda di Squinzano (Le) sotto la direzione di Pino Rosiello, di Vieste, che si rivelò uno dei migliori sostituti di Gennaro Abbate, all’epoca anziano ma ancora in vita.
Nel 1956 una significativa interruzione si rese necessaria a causa del servizio militare che Petrone svolse a Bari; congedatosi nel 1957 fu nuovamente scritturato in qualità di flicornino concertista dalla banda del capoluogo pugliese diretta dal maestro Pasquale Esposito, affiancato dalla figlia Lina; la presenza di quest’ultima rappresentò un tangibile esempio della giusta, naturale affermazione femminile in un campo, quello della direzione per banda, dominato fino a quel momento da soli uomini.
Il biennio successivo a Lecce 1958-1959, sotto la direzione del maestro Alfredo D’Ascoli: un’altra grande Banda. Per molti anni sono state considerate memorabili le esecuzioni di Lucia di Lammermoor e Trovatore che oggi possiamo riascoltare con Petrone ma non con la compagine succitata.
Poi fu la volta della Banda di Mottola (Ta), con la quale iniziò un lungo sodalizio, seppur discontinuo. Ebbe inizialmente come direttore Dino Milella – 1960 – e nei successivi due anni con il maestro Michele Lufrano (già flicorno soprano della Banda di Squinzano sotto la direzione di Gennaro Abbate); i successivi due anni li trascorse a Squinzano con il grande Gioacchino Ligonzo.
Nel 1965 ritornò a Mottola proprio con Ligonzo per poi passare dal 1966 al 1970 in provincia di Bari, prestando la sua arte e la sua classe nelle bande di Gioia del Colle con Alfonso Matrella e Conversano ancora sotto la direzione di Ligonzo e poi Nicola Centofanti. Il triennio successivo – 1971/1973 – tornò a Mottola, con il giovane e promettente direttore spagnolo Jorge Egea, che dopo alcuni successi nei maggiori teatri d’Europa, giunse in Puglia, dirigendo dapprima la Banda di Squinzano nel 1966 e poi Mottola. Con questa compagine eseguì per la prima volta il repertorio ispanico, portato dal maestro Egea, come le zarzuele La Picara Molinera di Pablo Luna, ma soprattutto la Dogaresa di Rafael Millàn.
Dal 1974 al 1975 lo troviamo nel Salento nella Banda Verde di Nardò diretta da Gino Bello per poi approdare a Castellana Grotte con Amerigo Piccione; i successivi anni li trascorse ad Acquaviva delle Fonti con il maestro Raffaele Miglietta, per poi approdare a Lecce con la direzione di Franco Lentini; infine Conversano con Pietro Marmino. Negli anni 1982 e 1983 ancora Squinzano con Jorge Egea, per poi passare a Gioia del Colle nuovamente Marmino.
Il 1984 e il 1985 lo vedono invece in una piazza bandisticamente quasi sconosciuta ovvero Sava, sotto la bacchetta di Mario Cananà, il quale ricorda ancora con affetto l’esperienza savese: “Sava fu per me una scommessa vinta, perché nessuno in quegli anni avrebbe pensato che un nome sconosciuto come quello di Sava, avrebbe dato del filo da torcere agli altisonanti nomi di Lecce, Squinzano e di Gioia del Colle!! In più avevo con me i migliori solisti del momento, uno fra tutti il grande Antonio Petrone al flicornino…” Il successivo anno fu la volta di Manduria (Ta) con il maestro Mario Ciervo.
Negli anni 1988 e 1989 lo troviamo ad Acquaviva delle Fonti con Mario Liguori e dal 1990 al 1992 a ancora Mottola con Jorge Egea per poi passare a Castellana Grotte con il maestro Pirondini.
Nella stagione artistica 1994 vi è Chieti, nell’ultima stagione bandistica del maestro Nicola Centofanti, per passare a Castellaneta (Ta) con Guglielmelli negli anni 1995 e 1996. Dal 1997 al 2001 Petrone è a Martina Franca con la presenza di due donne direttori ovvero Anna Ciaccia e poi Susanna Pescetti e poi ancora due donne a capo della Banda di Castellana Grotte: Maria Amato e Paola Vizzi. Chiuse la sua carriera con Carmine Santaniello ad Avellino nel 2008.
Antonio Petrone ha suonato sempre un flicornino a cilindri Rampone & Gazzani eccetto negli anni ’80 in cui suonò un Couesnon a pistoni venduto dal collega Cataldo Roselli, solista di flicorno tenore.
Nominato Cavaliere della Repubblica da Giorgio Napolitano il 27 dicembre 2014, vive oggi tra Castellana Grotte e Pietrelcina.