Titolo: Lost Tapes Vol. 14 Jorge Egea e la Banda di Squinzano “Ernesto e Gennaro Abbate”
Formazione: Banda di Squinzano “Ernesto e Gennaro Abbate”
Anno: 1966 © 2023
Grafica: 3Heads Agency
Testi: Pierfrancesco Galati
Registratore: sconosciuto
Ritrovamenti, digitalizzazioni, selezione brani ed editing: Livio Minafra
Ingegnere del suono di mastering e restauro: Gianluca Caterina
Casa discografica: Angapp Music – It
Ringraziamenti: Angelo Schirinzi, Giuseppe Gregucci, Giuseppe Pascali
Prodotto da: Livio Minafra
Notizie sull’opera
Il Guarany è un’opera-ballo in quattro atti di Antonio Carlos Gomes su libretto di Antonio Scalvini e Carlo D’Ormeville. La prima rappresentazione avvenne a Milano al Teatro “La Scala” il 19 marzo 1870. Il Guarany, come Don Carlos e La forza del Destino, si configura quale tentativo di mediazione tra il melodramma italiano e il grand-opéra alla Meyerbeer, ovvero caratterizzato da maggiore drammaticità. Al grand-opéra guardano soprattutto i finali d’atto, di impianto colossale e di grande effettismo scenografico (si pensi alla scena conclusiva con l’esplosione del castello, che ricorda quella de Le Prophète di Meyerbeer), le grandi descrizione d’ambiente (notevole quella del terzo atto: Ballabile, Baccanale, Invocazione) ed il ricorso alla cultura locale autentica (ritmi di danze popolari brasiliane e pezzi caratteristici). La stessa sinfonia di apertura ha un primo tema energico e conferisce il suo carattere epico all’intera opera. L’argomento, che rimanda all’esotismo di L’Africaine e Aida, è condotto con singolare energia e rapidità drammaturgica; il compositore opera senza schematismi. Il soggetto, che celebra grandiosamente l’identità nazionale, contribuì certamente al successo dell’opera in patria (fu dedicata a Pedro II ed eseguita per il suo genetliaco a Rio de Janeiro il 2 dicembre 1870); il lavoro ebbe fortuna anche nelle principali capitali europee. Benché brasiliano, Gomes si inserisce pienamente nella storia dell’opera italiana del secondo Ottocento, per formazione e produzione; con Guarany il compositore emerse sulla scena internazionale ottenendo, fra gli altri, il plauso di Verdi.
Note sulla trascrizione bandistica
La fantasia bandistica realizzata per banda vesselliana nel 1932 da Ernesto Abbate, dalla durata di circa 28 minuti, come le tipiche fantasie e trascrizioni per banda dell’epoca, contiene alcuni momenti dell’opera. Nel nostro caso Abbate così sviluppò la sequenza:
- Sinfonia
- Dal piano al monte ognor (Coro dei cacciatori)
- Senza tetto…senza cuna (Duetto Pery-Cecilia)
- Gentile di cuore (Polacca di Cecilia)
- Balletto
- Sento una forza indomita (Duetto Pery-Cecilia) + Andante espressivo dal balletto
E’ altresì interessante notare, come consuetudine di molte fantasie, che il finale della trascrizione bandistica non corrisponda al finale dell’opera: il duetto “Sento una forza indomita” (Pery tenore, Cecilia soprano) è infatti del primo atto, ma la novità sorprendente è che Ernesto Abbate prende dal Balletto dell’opera un passaggio secondario che appare solo per una trentina di secondi e poi niente più, né viene sviluppato. Si tratta dell’Andante espressivo; Abbate, presumibilmente innamorato da questo tema, decide di allargarlo e assurgerlo a finale dandogli uno spazio quasi di riscatto. La genialità di questa fantasia è che Ernesto Abbate trasforma bandisticamente un’opera che a teatro si conclude tragicamente, in un’opera che ha il sapore del brio, della gioia e della festa. Il rilancio sulle piazze di Puglia, con la Banda di Squinzano, della trascrizione di Guarany, fortemente voluta e diretta da Jorge Egea, appena subentrato allo sfortunato Ferruccio Burco, morto di incidente alcuni mesi prima, avvenne il 12 settembre 1966 a Casamassima, festa patronale in onore di S. Rocco, tornando così ad essere una delle opere maggiormente eseguite, tanto che Egea andato via da Squinzano per dirigere la banda di Mottola, chiese al presidente Candido Giangrande di portare con sé la partitura di Guarany, e alla risposta negativa di Giangrande decise di trascriverlo di mano sua, a memoria. Il Maestro Egea ha comunque diretto lo storico Concerto Bandistico dal 1966 al 1968 e poi nel quadriennio 1982-1985 e biennio 2002-2003.
Infine una curiosità. Nella versione bandistica, al momento del Balletto, nel III atto, Abbate inserì il sistro, rimpiazzato talvolta dal triangolo. Ebbene Egea si muniva di un pianino elettrico che fece comprare all’allora Presidente Uccio Giangrande, che veniva posto ai lati del podio, e che veniva suonato personalmente da lui in luogo del sistro creando eccitazione e frenesia nel pubblico.