SANTINO TEDONE

2023 – Lost Tapes Vol. 16 - Santino Tedone (Angapp Music - It)

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Info

Titolo: Lost Tapes Vol. 16 Santino Tedone
Formazioni: Santino Tedone clarinetto, sax contralto, flauti con Armandino Zingone Raf Montrasio, Pippo Caruso (1957-1959), Berto Pisano (1971), Antonello Vannucchi, Maurizio Majorana, Al Corvini, Dino Piana (1974), Sestetto Swing di Roma (1979) Gianni Ferrio-Armando Trovajoli (1980). Melancholy e Vietnam, sono invece tributi a Piero Umiliani e Santino Tedone ad opera di Giuliano Di Cesare.
Anno: 1956-1980 © 2023
Grafica: 3Heads Agency
Testi: Livio Minafra
Ritrovamenti, digitalizzazioni, selezione brani ed editing: Livio Minafra
Ingegnere del suono di mastering e restauro: Gianluca Caterina
Casa discografica: Angapp Music – It
Prodotto da: Livio Minafra

Santino Tedone, l’eclettico burbero

U.S. Special Service Section H.Q. Air Force Command APO 520, Show Unit 520, anno 1943, Puglia/Italia. Santino Tedone aveva 15 anni e già girava per campi d’aviazione, ospedali, rest camp e circoli alleati americani in quartetto con lo sveglio pianista barese Bruno Giannini. Nello stesso anno si hanno notizie di lui a Napoli nel quartetto di Gino Conte, significativamente tra “le note jazz più accettabili” come indica Adriano Mazzoletti, nel suo “Il jazz in Italia, Dallo Swing agli anni ’60 – Ed. EDT”.

I primi 30 anni di Santino Tedone lo vogliono infatti decisamente girovago, al contrario della seconda parte della sua vita, statica e impiegatizia. Santino nacque a Ruvo di Puglia il 14 aprile 1928 e fu presto iscritto alla Scuola di Musica ufficialmente guidata da Antonio Amenduni, pianista e compositore, ma in realtà retta fin dal ’33 dal fratello Alessandro, clarinettista e compositore. L’anagrafe registra una prima emigrazione a Bari nel’ 40 con un ritorno nel ’42 per poi trasferirsi definitivamente nel ’49 a Napoli a 21 anni. I racconti di Santino Tedone piccoletto, in Banda a Ruvo, con il “quartino”, si perdono nei ricordi di Raffaele Magrone raccolti dallo zio Nunzio Iurilli, classe 1928 (sassofonista e cantante jazz), che racconta dei calcetti ai due clarinettisti ricevuti dai veterani della Banda (r gloriòs) durante celebrazioni e processioni. Dopodiché salvo le sparute visite agli amici colleghi sassofonisti Franco Sette e Filippo Pellicani, in paese se ne perdono quasi le tracce se non fosse per il fatto di vederlo in tv in riferimento alla mitica Orchestra della Rai Radiotelevisione Italiana di Roma, formazione leggendaria di cui Tedone fece parte per una vita. In pratica il Canzoniere di Mario Riva di fine anni ’50, Studio Uno con Mina, Canzonissima e tanto altro fino a Fantastico degli anni ’80, con collaborazioni incredibili da Pippo Barzizza a Lionel Hampton, da Johnny Dorelli a tutti i cantanti di grido dell’epoca, da Tony Scott alle numerosissime collaborazioni con la stessa Mina in tv e persino nei concerti dal vero (tra cui il concerto della Bussola il 23 agosto 1978, ultimo concerto in pubblico in assoluto di Mina) fino a Peppe Vessicchio, agli esordi, nel 1985, il quale visse un particolare scherzetto/esame proprio ad opera di Tedone, come racconta da pag. 63 nel suo libro “La musica fa crescere i pomodori” Ed. Rizzoli.  La storia d’Italia attraverso la televisione dove “uno di Ruvo” era sempre lì al suo posto di primo clarinetto e secondo sax contralto (dopo Quarto Maltoni). Fatto sta che colpisce il salto di Tedone a 15 anni, dalla Banda di Ruvo di Puglia alla corte di Giannini (probabilmente proprio in virtù delle sue trasferte su Bari negli anni ’40), per poi strabiliare Napoli e poi definitivamente Roma nella Rai a quasi 30 anni. Già perché il misterioso e, pare, burbero Tedone era un musicista dai mille risvolti. A Napoli, per esempio, era tra i musicisti di riferimento della scena jazzistica. Si può dire che gli interi anni ’50 lo vedono sempre protagonista assieme a Lino Quagliero e soprattutto con Lino Liguori e Lucio Reale nel Quartetto Moderno del Circolo Napoletano del Jazz. Nel 1954 diceva di lui Franco Vaccaro sulla rivista Musica Jazz «sorprendenti doti del altosassofonista Tedone Santino: un musicista intelligente e di sicuro talento, diventato ben presto il beniamino dei fans napoletani». Accadde tuttavia che nel 1957 Armando Trovajoli stava mettendo su a Roma l’Orchestra di Musica Leggera della Rai Radiotelevisione Italiana; Filippo Pellicani, sassofonista di Ruvo di Puglia attivo su Milano negli anni ’50, saputo della cosa segnalò all’amico Tedone tale audizione. Il resto è storia. Un giorno agli inizi degli anni ’70 l’allora piccolo Claudio Corvini, figlio del trombettista Al Corvini, prima Tromba dell’Orchestra di Musica Leggera della Rai Radiotelevisione Italiana, sentendo Tedone riscaldarsi al clarinetto chiese al papà chi fosse. La risposta fu «Si chiama Santino Tedone. E’ uno dei più bravi clarinettisti d’Italia e forse qualcosa di più, anzi, sicuramente qualcosa di più». Tuttavia proprio la stabilità dell’orchestra portò Tedone a limitare fortemente le sue collaborazioni. Molto legato alle mura domestiche non partecipava mai a serate, jam e concerti e nemmeno rimpatriate con i suoi colleghi musicisti.

Nella raccolta musicale si parte da Armandino e il suo Quintetto, colorita formazione di musica leggera in cui Santino oltre a garantire controtemi al sax contralto, clarinetto e mandolino aveva anche il ruolo di solista improvvisatore (unica eccezione Ebb Tide ed El Negrito del Batey, nei quali gli è affidato il tema per intero). Questi brani sono l’unica testimonianza audio della virtuosa scia interpretativa e improvvisativa che Tedone poté offrire alla città di Napoli, a tal punto che sia Mazzoletti che Diego Librando (nel suo bel libro Il jazz a Napoli – Ed. Guida) prendono Tedone per napoletano! Da successive ricerche si scopre che Armando Zingone, in arte Armandino, seppe costruire un quintetto di tutto rispetto anche in virtù della sua irriconosciuta capacità di talent-scout. Fino a fine ’56 nel complesso militò Raf Montrasio, chitarrista poi passato alla corte di Carosone (dove iniziò a percepire per serata da 1.800 lire di Zingone a 15.000 di Carosone). Così Armandino chiamò tal Pippo Caruso a sostituirlo. Un Pippo Caruso amico del ruvese Enzo Lorusso ma soprattutto che a seguire diventerà un volto noto per intere generazioni grazie a Pippo Baudo in qualità di maestro concertatore delle Orchestra Rai di Roma e Milano. Lo stesso Giorgio Vanni alla batteria, inventerà poi il celebre locale jazz Capolinea a Milano.

In Pachidermi del 1971 con Junior Pisano dal disco Racconti della Natura, Santino è in veste di musicista contemporaneo con difficile passaggi al clarinetto, e non sembra esserne a disagio.

Nel 1972 lo ritroviamo invece nel lp Africa (Liuto Records) dell’indimenticato Piero Umiliani, nelle sue sperimentazioni sotto pseudonimo col nome M. Zalla. Santino per questa sessione fu coinvolto con flauti popolari e il flauto in Sol. Nel disco Umiliani creò Sadness, dal sapore afro, Sortilège, dagli sviluppi new wave elettronico e Folk Tune, di impronta pastorale. Tedone anche questa volta, si fece trovare pronto con sorprendenti interpretazioni/improvvisazioni, che per un attimo lo avvicinano al suo compaesano Pino Minafra, noto per le sue sperimentazioni tra world e jazz. In questo senso ecco due tributi in stile da parte del polistrumentista Giuliano Di Cesare: per Sadness → Melancholy e per Sortilège → Vietnam.

Passiamo poi alle sue rade uscite da sideman in quello che era tra gli studi di registrazione più rinomati di Roma, il Tele Cine Sound ad opera di Maurizio Majorana e Antonello Vannucchi con le loro Edizioni La Scogliera. Lo troviamo infatti al clarinetto in veste dixieland nel disco “Gli Anni ‘20” del 1974. Di questo progetto, la cui firma compositiva è legata al non ancora rivalutato Romolo Grano, ritroviamo quattro brani in cui emerge il suo talento “all’americana”, come dirà Mario Schiano nell’intervista nel libro di Librando.

La compilation volge al termine con alcune gemme in cui spicca alquanto Tedone: praticamente la nascita del celebre Sestetto Swing di Roma nella loro prima session nel 1979 con Good Enough to Keep di Benny Goodman, a Roma, con Franco Chiari vibrafono, Lino Quagliero piano, Enzo Grillini chitarra, Roberto Podio batteria, Giorgio Rosciglione contrabbasso e Santino Tedone al clarinetto (in seguito tutti sostituiti eccetto Franco Chiari). Infine L’uomo che amo/The man I love di George e Ira Gershwin riarrangiato da Armando Trovajoli e diretto da Gianni Ferrio. Registrazione del 1980 di un concerto a Roma frutto dell’incontro di alcuni musicisti dell’Orchestra Sinfonica di Roma e una rappresentanza dell’Orchestra di Musica Leggera della Rai Radiotelevisione Italiana (oltre a Tedone, Oscar Valdambrini, Mario Midana, Lino Quagliero, Antonello Vannucchi e lo stesso Trovajoli).

Uomo molto riservato, dopo la pensione si ritirò a vita privata. Si spense a Roma il 14 marzo 2008.

Un grazie a Franco e Dino Piana, Giorgio Rosciglione, il compianto Adriano Urso, Raffaele Magrone, Claudio Corvini, Gegè Munari, Mario Raja, Gianni Oddi e Raffaele Pugno, nipote di Santino.

Ascolta il cd
Musicisti, anni e gruppi
Track-list:

  1. Ebb Tide/Alta Marea (Robert Maxwell), registrato nel 1958. Santino Tedone (sax contralto, clarinetyo), Arnaldo Ciato (piano), sconosciuto (organo Hammond), Armando Zingone (leader, chitarra, voce, contrabbasso), Giorgio Vanni (batteria), Pippo Caruso (chitarra), José Diaz (tumbador). Solista: Tedone. Durata: 3:06
  2. Oho Aha (L. Feltz – H. Gietz), registrato nel 1958, stessa formazione. Assolo: Tedone, Ciato. Durata 3:21
  3. Eskimoi (Arnaldo Ciato – Plinio Pavani), registrato nel 1959, come sopra + Enzo Forte (trombone). Assolo: Tedone e Forte. Durata 3:01
  4. Jammo Rusina (Gigi Pisano), registrato nel 1956, Santino Tedone (sax contralto e mandolino), Arnaldo Ciato (piano), Armando Zingone (leader, chitarra, voce, contrabbasso), Giorgio Vanni (batteria), Raf Montrasio (chitarra e mandolino). Improvvisazioni: Tedone. Durata 2:59.
  5. Quel motivetto che mi piace tanto (Caslar-Galdieri), registrato nel 1956, formazione come sopra. Assolo: Tedone. Durata 3:02
  6. Pachidermi (Junior Pisano), registrato nel 1971 con Berto Pisano (direttore), S. Tedone (clarinetto), O. Malavasi (fagotto), A. Ferrelli (contrabbasso), F. Battimelli (flauto), A. Palomba (arpa), F. Settembri (corno), S. Conti (percussioni), E. Asciolla (viola), G. Gabucci, G. Mozzato, S. Catacchio e E. Fornai violini, M. Amfiteatrof (violoncello). Durata 2:06
  7. Melancholy – To Piero Umiliani and Santino Tedone (Giuliano Di Cesare) ideato da Giuliano Di Cesare (flauto contralto). Un omaggio a Sadness (Piero Umiliani), registrato nel 1972 con Santino Tedone (flauto contralto). Durata 1:26
  8. Vietnam – To Piero Umiliani and Santino Tedone (Giuliano Di Cesare) ideato da Giuliano Di Cesare (fluti, sintetizzatore). Un omaggio a Sortilège (Piero Umiliani), registrato nel 1972 con Santino Tedone (flauti) e Paolo Ketoff (moog). Durata 3:58
  9. Anni Venti (Romolo Grano), registrato nel febbraio 1974 al Sound Work-Shop Studio per Edison Records-Edizioni La Scogliera nel disco “Gli anni ’20 – Suonano i Marc 4”, Nelson Records ‎– GLP 1011 con Al Corvini (tromba), Dino Piana (trombone), Quarto Maltoni (sax soprano), Santino Tedone (clarinetto), Tino Fornai (violino), Sergio Coppotelli (chitarra), Antonello Vannucchi (piano), Maurizio Majorana (basso elettrico), Roberto Podio (batteria). Assolo: Tedone, Podio, Corvini. Durata: 3:01
  10. Fast Charleston (Romolo Grano), come sopra. Assolo: Tedone, Coppotelli, Corvini. Durata 2:44
  11. Dixie Blues (Romolo Grano), come sopra. Assolo: Piana, Tedone, Corvini. Durata 3:14
  12. Dixie ’925 (Romolo Grano), come sopra. Assolo: Tedone. Durata 2:26
  13. Good Enough to Keep (Benny Goodman), registrato nel 1979 a Roma col Sestetto Swing di Roma con Franco Chiari (vibrafono), Lino Quagliero (piano), Enzo Grillini (chitarra), Roberto Podio (batteria), Giorgio Rosciglione (contrabbasso), Santino Tedone (clarinetto). Assolo: Chiari, Quagliero, Grillini, Tedone, Podio. Durata 5:06
  14. L’uomo che amo (George Gershwin) arrangiato da Armando Trovajoli, registrato nel 1980 con l’Orchestra Ritmosinfonica di Roma diretta da Gianni Ferrio. Solista Santino Tedone. Durata 4:44