Titolo: Lost Tapes Vol. 18 Salvatore Saetta diretto da Giuseppe Chielli
Formazione: Banda di Gioia del Colle (1979), Banda di Lecce (1980/81)
Anno: 1979/81 © 2024
Grafica: 3Heads Agency
Testi: Pierfrancesco Galati
Registratore: Aldino Miceli, Peppino Purificato e consorte
Ritrovamenti, digitalizzazioni, selezione brani ed editing: Livio Minafra
Ingegnere del suono di mastering e restauro: Gianluca Caterina
Casa discografica: Angapp Music – It
Prodotto da: Livio Minafra
Premessa
La riforma strumentale di fine ‘800 del campano Alessandro Vessella ha di fatto stabilito l’organico della Banda per antonomasia. Il pugliese Ernesto Abbate, prontamente ad inizio ‘900, ha invece promosso la marcia sinfonica, aprendo così ad un repertorio infinito di marce che si sarebbero nei decenni sviluppate, e la fantasia, audace idea di portare nelle piazze, per tutti, ragionati pot-pourri delle parti più rilevanti di un’Opera Lirica. Continuatore di Ernesto Abbate, sempre a Squinzano (Lecce), è il fratello Gennaro. Nel 1945, sulle macerie infrastrutturali ed umane, riparte subito la Banda con l’ormai anziano Gennaro Abbate. Solista della prima ora Quirino Maiani, dal 1945 al 1946, e poi Salvatore Saetta dal 1948 al 1961. Per tali motivi simbolici abbiamo ritenuto di abbinare Saetta e Maiani, voci epiche d’un epoca e testimoni della Banda e degli Abbate.
Livio Minafra e Pierfrancesco Galati, 16 dicembre 2022
Salvatore Saetta
Salvatore Saetta, nacque ad Agerola sulla costiera Amalfitana l’11 aprile 1918 da una famiglia di musicisti. Ultimo di cinque figli intraprese gli studi musicali all’età di dieci anni con il padre e il fratello maggiore, suonatori rispettivamente di flicorno tenore e flicornino. Successivamente continuò a suonare da autodidatta. Incontrò il primo successo nel 1938, vincendo un concorso per flicornino concertista dalla banda di Modica (Ragusa), con la quale rimase fino al 1940. Dal 1940 al 1945 prestò servizio nel corpo musicale della PAI (Polizia Africana Italiana), corpo di polizia del Regno d’Italia, operante nelle colonie italiane d’Africa nel periodo fascista. Congedatosi nel 1946, fece parte della banda di Alvito (Frosinone) e il successivo anno con quella di Casalanguida, all’epoca una delle bande più rinomate in terra d’Abruzzo assieme a quelle di Chieti e Lanciano; in occasione della festa patronale di Tocco da Casauria in onore di S. Eustachio ci fu l’incontro tra il nostro Salvatore Saetta e Vincenzo Cocciolo, musicista, grande conoscitore del pentagramma che suonava con la banda di Squinzano, all’epoca diretta da Gennaro Abbate, il quale propose a Saetta se avesse voluto far parte del concerto bandistico di Squinzano. Così dal 1948 al 1961, eccetto il biennio 55-56, Saetta deliziò le piazze del Mezzogiorno d’Italia con il suono del suo flicornino, con una banda, quella di Squinzano, che era senza dubbio la più rinomata di tutto il Mezzogiorno d’Italia sotto l’ineguagliabile bacchetta di Gennaro Abbate, al quale a causa della stanchezza e l’età avanzata furono assegnati dei sostituti che dirigevano le ultime esecuzioni degli impegni serali per ridurgli lo stress e alleviargli la fatica. In tale veste si avvicendarono dal 1950 al 1954 i maestri Silvio Manzo, Michele Lufrano, Angelo Laudisa, Giuseppe Patanè e Pino Rosiello e poi a seguire Gioacchino Ligonzo e Antonio Brainovich. Nei primi anni ’60 emigrò negli Stati Uniti, dove visse a New York, riscuotendo enorme successi nelle più rinomate bande degli States suonando la tromba e la cornetta, collaborando tra le altre cose con lo stesso Patané, nel frattempo divenuto Direttore al Teatro Metropolitan di New York. Rientrato in Italia nel 1979, fu immediatamente scritturato dal Gran Concerto Bandistico città di Gioia del Colle diretto dal maestro Giuseppe Chielli, il quale dopo averlo ascoltato, decise di fare appositamente per lui, una personalissima trascrizione di Aida di Giuseppe Verdi; per poi passare negli anni 1980 e 1981 alla storica banda di Lecce “Schipa-D ’Ascoli” sempre con Chielli. Chiuse la carriera con la Banda di Mesagne 1985-1986 e la Banda “Giovanni Paisiello” di Lecce. Salvatore Saetta morì nella sua Agerola il 23 dicembre 2010.
Pierfrancesco Galati, musicologo
«Saetta era uno solista dei tempi d’oro della Banda, in cui in primis c’erano i Maestri veri e dove… non si scherzava. Si suonava con un bel suono intonato, preciso, tutto misurato, bello. Saetta poi era persona umile ed educata. Ricordo che aveva uno strumento a cilindri che era… un pezzo di nastro isolante! Una volta gli fu detto di acquistarne uno nuovo. La risposta fu «Sei pazzo!? Sono stato anni ad insegnargli quello che fa. Sinceramente non me la sento di fare lo stesso lavoro con un coso nuovo!». Saetta era un suonatore senza tanta baldanza, misurato e preciso. Il suo cavallo di battaglia era Norma».
Vincenzo Ciliberti, solista di flicornino